sabato 27 aprile 2013
ODIO I CAZZO DI MUSICALS
— Rubrica di critica musicale per teste d’acido, di Televisionhead —
Benvenuti in questo viaggio nella feccia, riguardante la critica di colonne sonore di quei tanto amati/odiati films musiclai, in un’esplorazione quasi rettale: profonda e mefitica.
La situazione è questa: conscio del fatto che il mio tempo sia sacro e che ogni attimo sia una frazione di eternità, e che noi, consci di tanta meraviglia sgorgante dai pori del mondo in ogni momento dovremmo cogliere l’attimo che fugge, e succhiare il midollo della vita, piuttosto che farci ammuffire i neuroni già stanchi da altra spazzatura audio/visiva/multisensoriale, ho comunque voluto imbarcarmi in questa merda. Mi sono messo malvolentieri davanti al mio vetusto pc sull’odiato youtube e mi sono sciroppato aborti melmosi, proprio con queste mie orecchie di platino, solo per recensire per voi alcuni errori di questa Nuova Umanità che ha in mano i Media, chi i più influenti, chi i meno.
Conoscevo già la faccia all’Emmenthal di Zack “dissenterianervosa” Efron, che avevo profeticamente immaginato essere portatrice di merda e sabbia culturali, e, bè, avevo ragione da vendere. Voglio dire, bastarda madonna, ho sentito gusto di yoghurt su cui un tipo grasso con barba abbia poggiato le palle per un’ora quando mi sono dovuto ascoltare la straziante “Everyday”. Secondo me, questo motivetto spurgante pus e confetti dell’altr’anno è essenza piuttosto antologica della serie “High School Musical”. In pratica due figli di nessuno che dovrebbero aver letto più Boezio e aver passato più tempo in un campo di sterminio, piuttosto che a fare addominali e a dire a se’ stessi di essere vincenti e popolari intascando soldi e sborrando liquidi semitrasparenti su culi approvati dal governo repubblicano e da Topolino. Due figli di nessuno, dicevo, intenti a cantare canzoni pesantemente modificate al mixer più costoso del Massachussets (per farli standardizzare oltre al livello di sopportazione) in un musical girato da Forrest Gump senza però talenti particolari, il tutto per ben tre volte. Mi si è slogata la mascella per via dei virulenti sbadigli, forse una reazione del mio corpo per tentare di riempirmi di lacrime gli occhi per impedirmi di guardare oltre. Ma High School Musical, lo sapevate già, è merda famosa, per cui non ne parlerò più. Per parlare invece di Camp Rock e in particolare della sua “This Is Me”, intervallata tra l’altro da vocette dei Jonas Brother che si gasano in sottofondo, c’è solo un modo per esprimere ciò che mi evoca nella fantasia. Scrivete la parola “fecaloma” su google immagini e capirete. Poi, vabè, godetevi il più peloso dei 3 fratelli “Bibbiainculo” che si intromette in una performance già agli antipodi dell’umano per far vomitare anche la manopola del volume alle casse.
“Basta Disney, diocane, finalmente!” Mi dico. Poi però guardo la prossima ciofeca che mi tocca ascoltare e la mia milza inizia a dolermi. “Una canzone per te” è la colpa di TUTTO.
Il Brasile deforestato, il nazismo, i baffi di Stalin, la tortura, il sessismo, il razzismo, la vivisezione… E questo film. Cos’hanno in comune? L’assenza di empatia e la terrorizzante ignoranza, senza la quale nessuna di queste azioni avrebbe potuto essere compiuta. Purtroppo il mondo sta rotolando, come fosse instupidito ed ebbro di vino economico da sagra di paese, verso alla Sconfitta, e tutto questo grazie a questi golem di ghiaccio senza consapevolezza della sensibilità umana, che ci cagano in testa, togliendoci ogni cibo ed obbligandoci a nutrirci coi loro putridi escrementi veneniferi.
Non commenterò oltre, certo che anche solo guardando il trailer, in cui tra l’altro sbuca fuori anche quel mediocre cancro chiamato Willwosh, saprete da soli il perché. Ascoltatevi “Nuovo Amore” per suicidarvi, fa male ma è garantito.
Parlando di “Grazie Padre Pio”, qui invece si ragiona. Facendo finta che fosse un’ironico film di denuncia ai paria del buon senso mi sono divertito come una merda in padella. Poco importa se non è altro che, invece, un filmetto partenopeo assurdo che mira a far conoscere i due cani protagonisti, in base a chissà poi quale ragionamento. Mi è piaciuto, sì, e molto. Dura poco, è squallido al punto giusto, le orecchiabili ballate napuletane fanno cagare a spruzzo e ridere ancor più deflagrantemente, le facce degli attori ricordano un film pasoliniano e la meravigliosa “Io te vogghiu bben” cantata da Jo Donatello è semplicemente il cazzo di tuo nonno che non vuole saperne di andar su vedendo il tremulo didietro di un cane, in un senile atto di aberrazione sessuale impotente.
Impagabile. Canzoni come “Padre Pio, Padre Buono”, vanno ascoltate.
Imperdibile!
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